Since the 1980s, young women and adolescents have been migrating from the three northern regions of Ghana to Accra and other major cities in search of better economic conditions and to escape internal ethnic conflicts, early marriages, and rural poverty. These girls, who mostly have not received a formal education, often find employment as kayayei (female porters).
A large metal basket full of fruits and vegetables appears among the crowd and zigzags through the Madina market. Habiba, 18, chases her customers, hopping from one stall to another. By the end of the day, she will have earned 30 cedis—about 7 euros—and, with her companions, she will rest in the shade of a tent or, if luckier, in a shack in the ghetto area.
Habiba is one of the many kayayei living and working in Accra: “Kaya” means load and “Yei” means woman. Wholesalers, retailers, and buyers hire them to carry heavy goods through the maze of narrow alleys in the large market. And they carry everything.
Many of these young women have immigrated from the poorest areas in northern Ghana, seeking work that they can only find in big cities like Accra and Kumasi. It is estimated that there are 160,000 kayayei in the capital alone, and about 15,000 more join their ranks every year. Some of them start working at a very young age, as soon as they arrive in the city and without a place to sleep. To protect themselves, they sleep in groups, but this is not enough to shield them from abuse.
When they manage to save enough money, they send it to their families in the north before returning once again to the harsh life of the city.
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Sin dagli anni ottanta, donne giovani e adolescenti emigrano dalle tre regioni a nord del Ghana verso Accra ed altre grandi città in cerca di condizioni economiche migliori e in fuga da conflitti etnici interni, matrimoni in età precoce e povertà rurale. Queste ragazze, che principalmente non hanno ricevuto un’educazione scolastica, spesso trovano impiego come kayayei (donne trasportatrici).
Una grande cesta di metallo piena di frutta e verdura compare fra la folla e procede a zigzag attraverso il mercato della Madina. Habiba, 18 anni, insegue i suoi clienti saltellando da una bancarella all’altra. A fine giornata avrà guadagnato 30 cedis – circa 7 euro – e con le compagne, si fermerà a riposare all’ombra di una tenda o, se più fortunata, di una baracca nella zona del ghetto.
Habiba è una delle molte Kayayei che vivono e lavorano ad Accra: “Kaya” significa peso e “Yei” donna. Grossisti, commercianti al dettaglio e compratori, le assumono per trasportare merci pesanti attraverso l’intrigo delle strette viuzze nel grande mercato. E loro trasportano di tutto.
Molte di queste giovani donne sono immigrate dalle aree più povere a nord del Ghana, in cerca di un lavoro che trovano soltanto nelle grandi città come Accra e Kumasi. Si stima che siamo 160.000 le Kayayei nella sola capitale, e ogni anno se ne aggiungono circa 15.000. Alcune di loro iniziano a lavorare in età molto giovane, non appena arrivate in città e senza un posto dove dormire. Per questo si proteggono a vicenda, dormono in gruppo, ma questo non basta a proteggerle dagli abusi.
Quando riescono a risparmiare abbastanza denaro, lo inviano alle famiglie, a nord, prima di tornare nuovamente alla dura vita della città.